«È il ventre materno di Etnos.»
Risponde così Angelo Cartone, responsabile commerciale della cooperativa sociale Etnos, alla domanda su cosa sia Equamente.
«Oggi anche online, Equamente è una bottega con sede a Centuripe dove è possibile acquistare bomboniere e articoli da regalo» continua Angelo, precisando che da poco tempo si sono aggiunti anche i prodotti dei progetti Restart! ed Equo Dress.
Una bottega equo e solidale, insomma, dove chi acquista i prodotti è consapevole che il ricavato finanzia i progetti solidali della stessa cooperativa. Dunque, non si alimenta solo il commercio equo e solidale ma si contribuisce alla sostenibilità sociale dei soggetti fragili.
La società come affronta il tema del commercio equo e solidale?
«Chi si approccia a questo tipo di commercio sono persone che sposano i tuoi stessi valori. Sanno cosa stai facendo e non eccedono nel prezzo, consapevoli che la qualità non è bassa ma, anzi, si arricchisce: acquisti ciò che desideri nel massimo rispetto del rapporto costo/qualità e, in più, aiuti la società.»
Dunque, Equamente vuole essere anche fonte di promozione solidale e inclusiva?
«Assolutamente, sì. Equamente non solo acquista il prodotto finito da altre aziende simili di modo che si possa creare rete e ci sia l’aiuto reciproco, ma grazie al lavoro manuale delle operatrici e delle donne vittime di violenza ospiti nei nostri rifugi a indirizzo segreto creano prodotti di alta qualità artigianale. Si pensi ai prodotti di Equo Dress, cioè alle gonne create da jeans dimessi, o alle erbe aromatiche di Restart!.»
Le donne vittime di violenza coinvolte come si approcciano?
«Le donne vittime di violenza vengono da un vissuto fatto di violenza, in cui non venivano valorizzate. Con Equamente, invece, rinascono. Il lavoro è indispensabile affinché si sentano appagate e riescano, insieme agli operatori, a ritrovare il loro posto nel mondo. Ci sono donne a cui devi insegnare, e altre invece da cui emergono talenti nascosti.»
Il commercio equo e solidale potrebbe essere il nuovo e unico commercio del futuro?
«Non credo sarebbe giusto. Ognuno è libero di agire come meglio crede; diciamo che il commercio equo e solidale è in grande crescita, anche se molti lo sfruttano come forma pubblicitaria e non per il senso che ha realmente.»
Che rapporto c’è tra produttori e consumatori?
«Chi è dentro questo tipo di commercio sa cosa sta facendo ed è contento di farlo. Più che altro, invece che un rapporto commerciale, si viene a creare un legame di fiducia e responsabilità dove l’obiettivo comune, che è quello di aiutare il prossimo, avanza senza compromessi.»
Di cosa c’è bisogno per sostenere il commercio equo e solidale?
«Di conoscenza, ma anche di finanziamenti. Questo è il grande cruccio di molte Botteghe del Mondo. Per iniziare un’attività del genere c’è bisogno necessariamente di qualcuno che creda fermamente nel progetto sociale che si propone, e che possa offrire dei finanziamenti agevolati.»
Hai qualche ricordo bello di Equamente?
«La prima vendita dei presepi solidali, nel 2020. Nonostante la pandemia, hanno riscosso un gran successo, non solo per la bellezza ma per il piacere di aver allestito il presepe con quel modello di inclusione che avevamo proposto noi. Infatti, i presepi solidali che propone Equamente rappresentano presepi che spaziano tra le diverse culture.»
Di cosa ha bisogno la società di oggi?
«Di maggiore fiducia. Il COVID ha messo in commercio qualsiasi forma di commercio. Chi sceglie di affidarsi al commercio equo e solidale dovrebbe essere premiato, perché capisce che il suo bisogno è simile a quello di un altro. È un dare avere che non ha niente a che fare con il giro di denaro, ma con un riciclo culturale che soddisfa. Integrazione e inclusione, anche di questo ha bisogno la società di oggi.»