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Quando la ristorazione diventa sociale e inclusiva. Cinzia Milazzo racconta il lavoro con i disabili da Equo F

2022-02-21 11:35

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Quando la ristorazione diventa sociale e inclusiva. Cinzia Milazzo racconta il lavoro con i disabili da Equo Food

In risposta all’articolo precedente, Cinzia Milazzo, responsabile di Equo Food, locale commerciale – fast-food/pizzeria ‒ nato per promuovere valori c

In risposta all’articolo precedente, Cinzia Milazzo, responsabile di Equo Food, locale commerciale – fast-food/pizzeria ‒ nato per promuovere valori come la solidarietà e l’inclusione, ci racconta la sua esperienza lavorativa al fianco di disabili.

 

«È un’esperienza unica» dice, «riempie il cuore e l’anima perché si crea un legame che va oltre ogni aspettativa».

Parole profonde che evocano ricordi dal sapore umano: «Ogni momento trascorso è legato alle piccole conquiste che i ragazzi raggiungono, giorno dopo giorno».

Cinzia racconta di come si inizino le giornate con un sorriso e si concludano con tanta soddisfazione, perché la volontà dei ragazzi va oltre ogni ostacolo e timore, sottolineando come, in rarissimi casi, possa capitare che non essendoci una disabilità evidente, si possa inciampare in episodi di incomprensione; tutto, però, svanisce in un attimo.

 

I clienti come reagiscono quando si rendono conto che a servirli è un disabile?

«Di solito, c’è molta empatia e incoraggiamento».

Sì, perché è necessario varcare la soglia del pregiudizio e abbatterlo, comprendere che la disabilità non è un limite, bensì una risorsa. Ogni essere umano ha diritto a un’opportunità di vita concreta che possa donargli quella serenità che merita.

 

Spesso ci soffermiamo sulle emozioni che prova un normodotato, senza interessarci che anche la persona con disabilità è un essere umano a tutti gli effetti e anch’egli prova sentimenti.

«I ragazzi disabili hanno spesso bisogno di conferme, di riconoscimento per l’ottimo lavoro svolto» dichiara Cinzia. «L’unica differenza è dettata dal fatto che bisogna “guidare” il lavoro e dare loro le indicazioni sul da farsi».

 

Non solo disabilità, ma Equo Food è anche integrazione e sostegno per minori stranieri non accompagnati e donne vittime di violenza. I prodotti usati provengono da altri progetti di Etnos. Quali?

«I minori stranieri non accompagnati hanno la possibilità di imparare un mestiere che li possa rendere autonomi e indipendenti; offriamo loro, l’opportunità, dopo il percorso di reinserimento, l’opportunità di restare o di ampliare altrove ciò che hanno imparato».

«La bellezza di Equo Food» confessa Cinzia, «si trova nell’autosostegno. Utilizziamo materie prime provenienti anche dai relativi progetti di Etnos, come le erbe aromatiche di Fattoria Rosanna, spesso omaggiamo clienti con l’oggettistica di Equo Dress e di Equamente».

 

Promuovere l’inclusione e l’integrazione, partendo anche da piccole realtà come Equo Food, può essere un primo passo verso una società migliore, umana e responsabile. Sostenere i progetti di Etnos rappresenta un valore aggiunto a quello che potrebbe essere un nuovo modello di Economia Circolare.

In Etnos si concentrano tante piccole aree che, unite, danno vita a qualcosa che ha dell’incredibile.

«C’è bisogno di empatia, di sorrisi, si inclusione e di condivisione, soprattutto» conclude Cinzia, rispondendo alla domanda “Di cosa ha bisogno la società, oggi?”.

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