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Mensa di povertà o mensa di comunità? La sottile differenza che caratterizza Open Food

2022-04-12 13:34

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Mensa di povertà o mensa di comunità? La sottile differenza che caratterizza Open Food

«È un progetto rivoluzionario, forse il primo in Italia, capace di rafforzare il saper fare rete con enti pubblici e privati».Con queste parole, Nicol

«È un progetto rivoluzionario, forse il primo in Italia, capace di rafforzare il saper fare rete con enti pubblici e privati».

Con queste parole, Nicola Piave, presidente di Croce Rossa Italiana – Comitato di Caltanissetta, apre la conferenza stampa tenutasi l’11 aprile ’22, per presentare “Open Food”, un nuovo progetto che vuole abbattere il divario sociale tra i cittadini nell’ambito della povertà.

«Grazie a un bando erogato dalla Regione Sicilia» continua, «abbiamo avuto la possibilità di pensare a un luogo dove le persone possano andare a mangiare senza sentir sulle spalle il peso del proprio disagio economico».

A seguire, Roberto Gambino, sindaco di Caltanissetta, seguito dall’adesione condivisa di Cettina Andaloro, assessore alle politiche sociali, esprime il consenso della città: «Caltanissetta sposa l’idea di dare dignità alla povertà. Assistiamo a episodi dove le persone che usufruiscono del cosiddetto pacco, si ritrovano poi a dover buttare qualcosa di cui non hanno bisogno. Con Open Food, invece, hanno la possibilità di scegliere».

Una scelta che non incide sulla qualità dei prodotti, dove si è sempre pensato che al più disagiato economicamente venga destinato lo scarto di cibo. Anzi, Open Food desidera mettere allo stesso livello qualunque stato di disagio economico vendendo il cibo al costo simbolico di 1 euro, dove, affidandosi anche al senso civico del singolo cittadino, chi può dona un ulteriore contributo.

Fabio Ruvolo, presidente di Cooperativa Etnos e di Un Posto Tranquillo Impresa Sociale S.r.l., racconta come sia nata l’idea: «Un giorno, da Equo Food, un cittadino è venuto a usufruire del suo buono pasto e gli era stato detto che l’orario disponibile fosse stato dopo la chiusura. Quel suo dover aspettare prima gli altri, ovvero chi aveva la possibilità di pagare in contanti ci ha fatto riflettere».

Dunque, perché chi è in difficoltà economica deve venire dopo chi non lo è, e ricevere gli scarti?

Una domanda che caratterizza uno dei principali problemi che Open Food si prospetta di risolvere, ovvero la stigmatizzazione della povertà.

«È difficile ricominciare daccapo quando si ha indosso l’etichetta di fallito» continua, spiegando che verrà costituito un fondo per aiutare il cittadino.

A sostegno di ciò, Guglielmo Reale, assessore regionale politiche sociali e famiglie, insieme a Silvia La Mattina, ha illustrato i dettagli tecnici chiamando in causa la legge del 3 luglio 2016, e sottolineando l’importanza della collaborazione tra Regione e Terzo Settore trasferendo somme di fondi comunali per la cura di tre ambiti: 1) emergenza alimentare; 2) indigenza del cittadino; 3) inclusione sociale.

Eppure, Open Food non riguarda solo fasi tecniche e d’impresa, bensì guarda in particolar modo al benessere psicologico e sociale del cittadino in forte disagio economico. A testimonianza di ciò l’intervento del professor Orazio Licciardello, professore di psicologia sociale all’università di Catania: «Si opera per il bene della collettività. Gli scarti vengono affibbiati agli emarginati della società e non deve essere più così. Tutti possiamo essere nuovi poveri; dall’oggi al domani si cade in disgrazia e la mente umana ha difficoltà ad attutire tale colpo».

Bisogna cambiare prospettiva e creare mense di comunità, non di povertà, dove le persone non perdano fiducia in se stesse, ma vengano coinvolte in un processo che le metta a proprio agio stimolandole. «Ogni giorno abbiamo a che fare con le emozioni, i sentimenti. Non dimentichiamolo mai» conclude, il professore.

Alberto Maira, presidente dell’IPAB – Istituto Testasecca, sottolineando la solitudine del mondo moderno dichiara che la società ha estremamente bisogno di un’innovazione che aiuti.

«Ci ribelliamo all’equazione povero – cibo di scarto» prosegue Massimo Primavera, direttore di Coldiretti Sicilia, asserendo l’esigenza di tradurre l’impegno in qualcosa di concreto e replicabile.

A chiudere la conferenza stampa è Gianni Rollo, dirigente Legacoop Sicilia: «Open Food deve fungere da traino affinché la cooperazione diventi un nuovo modello di vita».

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