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Matrimonio solidale. Neghin e Giacomo sposi con Etnos

2022-07-15 02:40

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Matrimonio solidale. Neghin e Giacomo sposi con Etnos

Chi è amato non conosce morte, perchè l’amore è immortalità, o meglio, è sostanza divina. Emily Dickinson    Milano. Gennaio 2022 Chiuse il portatile;

 

 

 

Chi è amato non conosce morte, perchè l’amore è immortalità, o meglio, è sostanza divina.

 

Emily Dickinson

 

 

 

Milano. Gennaio 2022

 

Chiuse il portatile; Neghin sentì il suono delle chiavi intrufolarsi nella toppa.

«Ciao, amore, ben tornato».

Giacomo le baciò la fronte: «Ceniamo fuori questa sera?».

«Sì, dai. Questo smart working è stressante, ho bisogno di uscire».

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In cucina, già pronta, Neghin si apprestò per bere un bicchiere d’acqua.

«Sei pronta?». La voce di Giacomo la sorprese facendola sussultare.

Neghin annuì, e quando si voltò i suoi occhi si granarono nel vedere il suo ragazzo agghindato e vestito in abiti eleganti, nella mano reggeva la busta di una gioielleria.

«Ma, cos…» balbettò Neghin.

«Ne abbiamo parlato tanto».

Il cuore di Neghin prese a scalpitare.

Giacomo si schiarì la gola: «Dobbiamo fare le cose per bene, no?».

Attimi di silenzio.

«Neghin Salari, mi vuoi sposare?».

Un «sì» entusiasta echeggiò nell’ambiente.


Caltanissetta. Qualche settimana dopo

 

«Pronto?».

«Ciao, Roberta, come stai?»

«Ciao, cara, tutto bene. Tu?».

«Bene, grazie mille. Ti chiamavo perché ho un’amica che in giugno si sposa e sta cercando una cooperativa sociale che le realizzi partecipazioni, bomboniere, eccetera. Equamente è ancora attivo?».

«Assolutamente, sì, Monica. Dà alla tua amica il mio numero. Ci penso io».

Equamente Bottega del Mondo e la sua magia solidale

Raggi d’Isole

 

Una mattina di maggio, sotto un tiepido sole, un nugolo di passi scalpitava sulla terra adiacente a La Casa di Josè.

Giuseppina, autorevole e posata, guidava i suoi ragazzi nella raccolta di ramoscelli e foglie d’ulivo, mentre la curva delle sue labbra era rivolta verso l’alto vedendo quanto impegno e quanto amore quei ragazzi mettessero nonostante le difficoltà fisiche.

“Sono orgogliosa di loro” pensò Giuseppina.

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Al suo fianco, Alfonso animava e incoraggiava i ragazzi, travolti dall’impeto di un’emozione indescrivibile, nata nell’istante in cui Roberta disse loro che Neghin, una giovane sposa, desiderava, al posto del riso da lanciare, un qualcosa che simboleggiasse la pace.

Il pomeriggio stesso, al centro, mani tremanti ma decise attaccarono i ramoscelli d’ulivo sul fronte del menù da mettere ai tavoli. Chini sui loro banchetti arrotolarono a forma di cono, poi, dei fogli che riempirono con le foglioline d’ulivo. Ognuno dei ragazzi, l’uno accanto all’altra, zittirono quei pregiudizi che vedono nella disabilità tutta la limitazione del mondo.

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La Casa di Josè

 

Sedute in soggiorno le donne ucraine trattenevano una penna tra le dite che correva lungo un rettangolo di carta bianca su cui ricopiavano i nomi degli invitati.

Accolte qualche mese prima, le donne rifugiate temevano di non poter più tornare a sorridere. La loro famiglia, la loro casa, la loro terra era stata strappata da una mente malata che vedeva nella guerra l’unica soluzione plausibile per una presa di potere egoista.

Disorientate all’arrivo, ora erano un tutt’uno, insieme ai loro figli, con la città nissena che le aveva accolte. Si sforzavano per imparare l’italiano, partecipavano all’organizzazione della casa e quando Roberta chiese loro di poter preparare i segnaposto per Neghin, giovane sposa che vedeva nell’inclusione il più alto valore dell’essere umano, sorrisero appagate.

 

Case Rifugio

 

Piedi che pigiavano pedali di una macchina da cucire, dita che infilavano cotone e punti che sanavano ferite. Un ricordo, una risata e i sacchettini porta confetti completati.

Le donne ospiti nelle Case Rifugio, lontano da un passato violento e pregno di terrore, vedevano in quella piccola attività tutta la loro rinascita; sapevano che le loro mani resilienti avevano reso felice una giovane sposa. Nonostante tutto, loro ancora ci credevano in quell’enigma misterioso, quale l’amore, che fa girare il mondo.

I sorrisi, la speranza, la voglia di futuro. Il riscatto, l’autonomia, la serenità.

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Cristian Abbate e Alberto Foresta

 

Accadde che la creatività incontrò la grafica digitale. Partecipazioni semplici, eleganti resero felici Neghin, una giovane sposa che vedeva nell’arte la più alta forma dell’amore.

Neghin e Giacomo oggi sposi

Nel giorno tanto atteso Neghin si sentì completa. Al suo fianco aveva la sua anima gemella, intorno amici e parenti che l’accompagnavano da sempre; il sorriso che le si disegnava sul volto traspariva tutta la gioia delle sue scelte.

«“Gli handicappati non possono lavorare”» le avevano detto qualcuno, quando Neghin raccontò di chi avesse partecipato all’organizzazione del suo matrimonio. «“Eventi del genere si affidano a chi di competente”» avevano continuato.

Neghin pensò a Roberta, a quante volte si sentivano al giorno, alla paura che tutto sarebbe andato storto; pensò anche alla contentezza provata quando si rese conto che Etnos aveva superato le sue aspettative, di come la sinergia e la reciprocità potessero dar vita a qualcosa di straordinario.

Neghin si sorprese a constatare come una piccola realtà come quella cooperativa a cui aveva affidato il suo sogno d’amore aveva in sé una grande forza, capace di costruire speranze e seminare bellezza.

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