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Lettera di un immigrato

2021-07-26 11:21

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Lettera di un immigrato

Cara Persona,stai per ascoltare, se lo permetterai, parole lette da una voce bianca; sappi, però, che sono state scritte da una mano…No, è meglio che

Cara Persona,
stai per ascoltare, se lo permetterai, parole lette da una voce bianca; sappi, però, che sono state scritte da una mano…
No, è meglio che te lo dica alla fine.
Ti prego, non storcere il naso; rilassa le sopracciglia, sii gentile, per favore.
Come cosa significa voce bianca?
Dai, pensaci qualche istante e lo capirai.
Sì, hai indovinato: è il colore della pelle di chi sta leggendo.
Tu leggi? Ti piace leggere?
Sai, anche a me piace leggere, proprio come te, ma ho imparato tardi a farlo. Tu, invece?
Ah, sì? A scuola, a sette anni?
Che bello!
Io non ho potuto a quell’età. Lavoravo, a sette anni. In realtà, ho iniziato a quattro.
Perché fai quella faccia?
Eh, sì, hai ragione, un bambino di quell’età non dovrebbe lavorare, ma giocare e giocare e giocare. Non per tutti è così, al mondo.
Ah, il mondo… che invenzione meravigliosa, non trovi? Così vario, così…
Dai, non essere triste per me, sii felice.
Una volta qualcuno ha detto che c’è una sola felicità nella vita: amare ed essere amati.
Io amo leggere, amo la musica, amo la primavera, amo i cani, amo la mia terra, amo la mia famiglia, amo le persone.
Anche tu? Wow, vedi che siamo uguali? Be’, però chi lo sa se mi vedessi diresti la stessa cosa.
Aspetta, aspetta, lo scoprirai tra un po’ il perché.

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Buio.
Freddo, tanto freddo.
Paura, troppa paura.
Era quello che vedevo e sentivo qualche anno fa, quando, tra odore di salsedine e sudore, stipato in un angolo di fortuna, schiacciato da corpi tremanti e sommerso da singhiozzi, fuggivo dalla mia Africa per venire qui.
Ecco, vedi?
Stai iniziando a capire.
Sì, fuggire.
Guerra, miseria, morte erano le uniche emozioni che conoscevo.
“Tu sei diverso”.
“Tornatene al tuo paese!”.
“Che puzza! Mi fai disgusto”.
“È per quelli come te che mio figlio, plurilaureato, non trova lavoro”.
Me lo dicevano in molti, sai? Mentre camminavo per strada, cercando di attraversare; oppure mentre mangiavo un panino nel cantiere qui vicino, dove lavoravo. Mi hanno detto tante altre cose mentre stringevo la mano del professore a cui consegnavo la tesi.
L’ho dedicata ai miei genitori, sai?
La laurea.
Ai miei genitori e agli educatori del Centro Accoglienza che mi hanno dato una seconda possibilità di vita quando, a dodici anni, mi sono ritrovato in una struttura insieme al disordine dei pensieri e alla malinconia.
Ho imparato a leggere lì, ho conosciuto tradizioni e sapori di un paese che non era il mio, ma che comunque sentivo di appartenergli, e mi è piaciuto.
È l’ignoto che spaventa, lo so.
Perché hai gli occhi lucidi?
Scusa, non volevo farti piangere. Non sopporto vedere le persone tristi. Io so cosa significa provare dolore e non voglio che gli altri lo vivano. Però, purtroppo, il mondo è così… diverso.
Che brutta parola, vero, è “diverso”?
Per Google significa l’opposto di qualcosa con caratteri intrinseci oggettivamente rilevabili.
Per me vuol dire non saper amare. E non mi piace, perché è l’amore che muove il mondo, sono le emozioni che rendono speciale una persona.
Alla fine, le emozioni sono tutto quello che abbiamo. Hellen Keller ha detto che le cose più belle del mondo non possono essere viste e nemmeno toccate. Bisogna sentirle con il cuore.
Il cuore.
Dai, porta la mano al petto, chiudi gli occhi e ascolta i palpiti del tuo cuore.
Io farò lo stesso.
Batte allo stesso modo, vero?
Perché la vita ha bisogno di etichette? Perché si deve amare in modo diverso?
Sai rispondermi?
Non farlo. Forse, una risposta nemmeno io ce l’ho. Ma va bene così. Magari, un giorno le cose cambieranno e saranno proprio le emozioni a farcela.
Grazie, grazie che hai ascoltato queste parole lette da una voce bianca, ma scritte da una mano nera.
Sì, proprio così: è il colore della mia pelle.
Il colore della tua è bianca, eppure hai provato compassione quando ti ho raccontato qualcosa di me, hai sorriso, ti ho visto, quando hai ascoltato che sono riuscito a laurearmi.
Proprio come me.
Ah, dimenticavo, il mio nome è Malik, ma tutti mi chiamano Immigrato.
E tu, tu come ti chiami?
Che bel nome!
Scommetto che tutti ti chiamano Persona.
Solo che non capisco: se abbiamo provato le stesse emozioni, sei fatto anche tu di pelle e ossa e organi.
Perché io sono Immigrato e tu Persona?